Cina, la società armoniosa
venerdì 14 dicembre 2012
Le lotte di classe in Cina ma soprattutto la lotta di classe internazionale contro la Cina
E' del tutto ovvio e normale che in Cina si stiano sviluppando contraddizioni e conflitti sociali e politici. L'elemento ampiamente prevalente è tuttavia quella gigantesca contraddizione di classe che vede la Cina promuovere l'emancipazione di un miliardo e rotti di persone, nel contesto del mondo (sinora) unipolarizzato post-Guerra Fredda. In questo senso, l'impressione è che questo tipo di approccio contribuisca a tale lotta collocandosi dalla parte sbagliata. E che non aiuti nemmeno ad una corretta comprensione della complessità della lotta di classe, riducendola al suo lato economicistico e al conflitto tra "potere" e "individuo" o tra "ricchi" e "poveri" [SGA].
Risvolto
Dietro le vetrine del Made in China si intravvede
ben poco delle condizioni di vita e di lavoro di quanti producono
nell’Officina del mondo. Questo libro di Pun Ngai e di vari coautori
getta un fascio di luce sulle condizioni delle operaie e degli operai
cinesi ormai inseriti nel capitalismo globale. Non dalla campagna alla
città, ma dalle campagne alle enormi fabbriche-dormitorio: questo è
l’attuale destino per i migranti interni in Cina, un destino che trova
una forte ed epocale contestazione. Con l’ingresso dell’economia cinese
nell’arena internazionale alla fine degli anni Settanta, lo stato e in
generale la sfera pubblica si sono progressivamente disimpegnati
dall’area della protezione sociale, con la conseguenza di un ritorno a
condizioni di lavoro tipiche di un passato che non passa, sebbene
dissimulate da prodotti ad alta tecnologia. Perduta la comunità
originaria, gli ex contadini inurbati nelle periferie delle metropoli
hanno creato nuovi legami in un processo di proletarizzazione tutt’altro
che concluso. Se le prime generazioni di migranti chiedevano senza
rivendicare, le nuove generazioni vivono un’enorme divaricazione tra le
aspettative di vita e le esperienze di lavoro, e rivendicano. Con o
senza una contrattazione formale, questa forza lavoro ha così tentato e
in parte è riuscita a porre dei limiti allo sfruttamento. Nel colossale
processo di inurbamento e di industrializzazione, quella cinese è una
classe operaia presente a se stessa.Vengono qui esaminati i temi delle grandi migrazioni interne verso
l’industria, del regime di fabbrica-dormitorio per le giovani e i
giovani migranti, della radicalizzazione degli scioperi della nuova
classe operaia e delle sue insorgenze collettive. Inoltre sono
affrontati sia lo spinoso tema del sub-appalto e della violenza che lo
accompagna, sia quello dello sfruttamento nelle punte di diamante
dell’elettronica, come ad esempio alla Foxconn (azienda fornitrice della
Apple), dove le neoassunte devono firmare l’impegno a non suicidarsi.I diversi saggi guardano con altri occhi al miracolo del capitale in
versione cinese, alle trasformazioni dello stato e alle forme delle
lotte operaie. Si è lontani dalla «società armoniosa» della propaganda
ufficiale. La divergenza tra il successo dell’accumulazione e le
condizioni di lavoro nelle fabbriche verdi rimanda a un’instabilità che
non è sanabile con la pur meritevole recente riforma del Codice del
lavoro. Dall’interno della Cina e grazie alle ricerche sul campo
coordinate da Pun Ngai, il volume porta alla conoscenza del pubblico
italiano un’esperienza collettiva di enormi dimensioni che è sempre più
connessa al nostro presente e ancor più al nostro futuro.
IL MANIFESTO del 13/12/2012
Int. a NGAI PUN UN'INCHIESTA DI CLASSE (GRAPPI GIORGIO) a pag. 10
Cina, la società armoniosa
Cina, la società armoniosa
di Luca Vaglio Domenicale 14 marzo 2013
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